Si è tanto parlato di Industria 4.0, è ormai un dato acquisito, è il presente! Ora il grande salto verso il progresso lo sta attuando il settore dell’artigianato e manifatturiero: anche per i makers è giunto il momento di fare il grande passo, di puntare al 4.0.
Il lavoro manuale e artigianale può essere anche tecnologico e d’avanguardia. Questo concetto può essere concepito come l’unione di più professionalità, apparentemente differenti, per creare un prodotto superiore, ovvero mediante l’impiego di supporti informatici per la fase preparatoria del lavoro e l’utilizzo di software per creare trame e design personalizzati. Proprio questa esigenza di aggregazione di competenze, ruoli e professioni diverse si proiettata anche a livello formativo e scolastico, un esempio per tutti è rintracciabile nel laboratorio sperimentale Polifactory del Politecnico di Milano.
Un dato interessante è rappresentato dalle numerose start up innovative italiane che, con le giuste intuizioni e le adeguate tecnologie, grazie ad una buona dose di incentivi e investimenti esterni, da piccole realtà si stanno insediando con vigore sul mercato, frutto della voglia delle nuove generazioni di imprenditori di fare la differenza sul mercato ma anche, in taluni casi, a livello sociale.
Lo Stato italiano sta favorendo il cambiamento, la marcia verso una maggiore digitalizzazione, verso l’innovazione tecnologica e il sapere, anche con l’impiego di incentivi fiscali dedicati proprio a questi settori.
Gli unici discriminati dal Ministero dello Sviluppo Economico siamo, ahimè!, noi Professionisti: per la nostra categoria niente iper-ammortamento né super-ammortamento, tantomeno “voucher per la digitalizzazione”. Quest’ultima misura, ad esempio, prevede un contributo, mediante concessione di un voucher, di importo non superiore a 10mila euro, per l’adozione di interventi di digitalizzazione dei processi aziendali e di ammodernamento tecnologico. Requisito indispensabile per l’ottenimento del voucher l’iscrizione presso il Registro delle Imprese tenuto dalle Camere di Commercio, vincolo che chiaramente esclude l’accesso a tale misura agli studi professionali e ai liberi professionisti in generale.
Eppure uno studio professionale tecnologico è in grado di servire al meglio le esigenze dell’industria e dell’artigianato 4.0.
Strumenti per il professionista ce ne sono: fibra, cloud, programmi informatici e gestionali dedicati e particolareggiati, sistemi sofisticati per videoconferenze e sale riunioni interattive, computer e software di ultima generazione (come ad esempio il Lawtech a supporto degli studi legali), piattaforme web, corsi di formazione professionale per gli addetti di Studio e tanti altri. Tutti queste risorse hanno costi, in alcuni casi anche elevati, oggi al cento per cento a carico del professionista. Queste implementazioni saranno sempre più necessarie per il consulente, perché dovrà tenere il passo della clientela proiettata verso il progresso.
Lo scorso 19 gennaio il CUP - Comitato unitario professioni e la RTP - Rete professioni tecniche hanno trasmesso una Nota per chiedere al MISE di rimediare a questa esclusione, estendendo l’incentivo ai liberi professionisti. La risposta del MISE, del 29 gennaio, ha evidenziato l’impossibilità dell’equiparazione tra PMI e professionisti, non sanando il difetto normativo.
CUP e RPT hanno rivalutato attentamente la ricostruzione normativa proposta, predisponendo un parere «pro veritate» evidenziando come «sin dall’entrata in vigore della legge di Stabilità 2016, il legislatore italiano ha inteso affermare la piena equiparazione tra Pmi e liberi professionisti ai fini dell’accesso ai piani operativi», per tale ratio «tutti gli interventi di sostegno alle Pmi previsti dai piani operativi Pon e Por debbano ritenersi estesi ipso iure anche ai liberi professionisti». Cup e Rpt, pertanto, hanno reiterato la richiesta di annullamento in autotutela del decreto.
Cosa osta all’estensione delle tutele per i professionisti? Perché tale discriminazione? Perché nonostante le richieste avanzate dal CUP ancora non si concede il via libera per gli incentivi alle categorie ordinistiche? Una spinta all’implementazione tecnologica anche per le professioni porterebbe necessariamente ad un valore aggiunto al Paese, un progresso generalizzato a tutti i comparti dell’economia nostrana.
L’industria e l’artigiano 4.0 navighino a vele spiegate verso il futuro, con un bagaglio di tecnologia e creatività, ma che siano sempre accompagnati nel proprio percorso e nella propria crescita da consulenti al passo coi tempi, con le conoscenze e gli strumenti all’avanguardia e adeguati per assisterli.
Il progresso tecnologico rappresenta un’opportunità per tutti, nessuna categoria e nessun settore deve restare indietro a guardare il futuro vissuto dagli altri.
Lorenzo Lelli
Edito nella rivista di settore
“The World of il Consulente” n. 87/2018
Zoom – Le riflessioni del Direttore